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Emme T è lo pseudonimo di una giovane donna che racconta in prima persona la scoperta e la successiva convivenza forzata con l'atassia cerebellare. Sì, perché cerebellare non è una parolaccia, ma solo una allegra condizione dell'essere che i medici chiamano, invece, sindrome patologica. È come se la persona con atassia cerebellare camminasse su una corda sottile rischiando ogni momento di cadere: ogni gesto di vita quotidiana rappresenta una sfida come lavarsi i denti, firmare un documento, prendere un caffè con un'amica. Persino il tempo diventa qualcosa di non misurabile, poiché le scansioni temporali non esistono, tutto è passato tutto è presente tutto è futuro. La protagonista, che prima della diagnosi ha avuto quasi tutto dalla vita, si impegna a far funzionare non disarticamente cioè in armonia i tanti pezzi del suo corpo e della sua vita, incontra e si scontra con un universo di persone che l'aiuteranno a diventare una donna diversa. Diversa, ma più consapevole della fragilità dell'esistenza, dei suoi ritmi e aperta alle esperienze, capace di goderne appieno senza riserve incurante di dover dare spiegazioni per il suo comportamento o per le sue scelte. Pronta, insomma, a sorridere in faccia a un destino apparentemente avverso o forse. Una narrazione semplice e lineare per una storia che ci invita a soffermarci e a riflettere che, magari, non proprio tutto il male viene per nuocere veramente.